15 Settembre 2020
Ospitiamo in questa occasione la delegazione di un’Associazione a noi particolarmente cara: “Il Mantello”, dedicata da oltre 25 anni all’assistenza dei malati terminali. Accompagnano la Presidente, Sig.ra Enrica Colombo, la dr.ssa Antonella Verga vice presidente, la dr.ssa Carla Longhi direttore scientifico e la dr.ssa Raffaella Ferrari direttore sanitario della ASS Lariana.
Il tema della serata è l’aggiornamento sulle attività de “Il Mantello” e dell’Azienda Socio-Sanitaria alla luce degli impedimenti intervenuti con il coronavirus che hanno reso necessario il ricorso alla Telemedicina, cioè a quell'insieme di tecniche mediche e telematiche che permettono la cura di un paziente a distanza o più in generale di fornire servizi sanitari e monitoraggio a distanza.


LA TELEMEDICINA PER L’AZIENDA SOCIO-SANITARIA LARIANA
In questo momento così critico, gli specialisti dei servizi sociosanitari sono spinti a guardare a tutte le opportunità scientifiche che si presentano, purché in sintonia con le esigenze di distanziamento e di un ricorso ridotto alle cure ospedaliere, proprio perché si evitino contagi e focolai. È inoltre opportuno considerare che la telemedicina va incontro alle esigenze di soggetti particolarmente fragili o che subiscono limitazioni sul piano della mobilità. Si possono così sviluppare modalità erogative nuove e alternative rispetto al passato. Nella ASS lariana è stato messo a punto un progetto di telemedicina per monitorare i pazienti malati di covid-19 che si è poi rivelato utile anche nella presa in carico di pazienti con patologie croniche quali, cardiopatie, ipertensione arteriosa, diabete. L’azienda socio-sanitaria lariana conta di mettere a disposizione di tutti gli ambulatori della provincia questa modalità, ritenendo di poter addestrare facilmente i medici a questo nuovo servizio, che i pazienti mostrano di apprezzare. Si conta inoltre di sviluppare un sistema di tele visite per migliorare il monitoraggio anche via video. I medici potranno così recuperare le visite che nel periodo Covid non hanno potuto effettuare. Con l’adozione di questa modalità inoltre si potranno diminuire le liste d'attesa ed evitare spostamenti eccessivi.


LA PRESIDENTE ENRICA COLOMBO
In primis la Presidente informa con particolare soddisfazione che l’Associazione è stata insignita della Rosa Camuna dalla Regione Lombardia. Ricorda poi che in questo periodo, a causa del virus, c'è stato un distacco progressivo dai loro pazienti e in pratica ne è risultata alterata la missione dell’Associazione venendo meno il contatto diretto in presenza con i pazienti. Si spera pertanto che il ricorso alla tecnologia consenta di riavvicinare i pazienti. A questo scopo sono stati acquistati 20 smartphone che vengono utilizzati per realizzare almeno il contatto visivo. Basta uno smartphone o un computer a casa del paziente e un software adeguato, per ottenere un contatto costante con il malato, sia pure a distanza. Questo non significa ancora accumulare tutti i parametri clinici che servirebbero ma si riesce a garantire comunque una presenza a video che può all'occasione facilmente trasformarsi in presenza fisica, quando serve. Si sta anche studiando la possibilità di realizzare videoconferenze e visite in video ai pazienti.


Dr.ssa CARLA LONGHI – COMITATO SCIENTIFICO
La dr.ssa Longhi ricorda che l'inizio delle cure palliative in Italia è stato avviato negli anni ’80, sull’esempio di quanto realizzato nei paesi anglosassoni, all'insegna del motto: le cure palliative sono low tech e high touch (bassa tecnologia è alto tocco) dove per tocco si intendeva la vicinanza, l’empatia, la condivisione, il cum patire, che vuol dire soffro con te. Per molti anni questo principio a ispirato ogni aspetto del loro operare. La vicinanza al malato e ai familiari era la peculiarità che distingueva la loro azione: sto accanto a te, vengo a casa tua, entro nell'intimità della tua famiglia, partecipo alla tua vita, non solo nella malattia, ma anche nei rapporti con i tuoi familiari non ammalati. Con la pandemia i volontari hanno subito un taglio netto, una sciabolata al loro normale approccio e non hanno più potuto entrare nelle case dei pazienti e nemmeno negli ospedali. Di fatto, cercando di proteggere dal contagio il malato più fragile, quello prossimo al fine vita, lo si è privato del rapporto umano e in più si è interrotta la pratica dei colloqui e dei rapporti diretti. È così l’Associazione ha deciso l'acquisto degli smartphone per poter vedere i pazienti e scambiare dati che sono necessariamente sensibili. Così le famiglie sono state riavvicinate con questa nuova modalità che si è dimostrata efficace per la possibilità di contatto a qualunque ora del giorno e della notte. È stato apprezzato il fatto che in questo modo i volontari potessero essere sempre rintracciabili. L’Associazione ha temuto che nei volontari potesse cadere pian piano la motivazione; un grosso rischio perché parliamo di decine e decine di professionisti del volontariato, non facilmente sostituibili. Per arricchirne l’attività è stata offerta loro la possibilità del front-office, cioè del primo contatto con i nuovi malati.
I medici invece vanno comunque a visitare i malati anche subendo talvolta minacce da parte dei vicini di casa dei malati che temono il contagio.
Il bilancio è comunque positivo in quanto la teleassistenza permette una quotidianità che nella presente situazione non può essere garantita a tutti i malati. Attualmente si proporzionano gli accessi in presenza al bisogno e alla gravità dei casi.
Con la nuova modalità il livello di servizio, che è in costante miglioramento, è comunque ben percepito e apprezzato. Infatti con l’aiuto di aziende specializzate è stato elaborato un modello di cartella clinica e un monitoraggio via via più complesso, su più parametri.
Ciò va a vantaggio del paziente cronico che di solito è affetto da più malattie e talvolta ha prospettive di vita lunga. Ha quindi bisogno di essere seguito con grande assiduità, con interesse e attenzione costanti. Per questo l’Associazione preferisce parlare di teleassistenza, anziché di telemedicina.

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