9 Febbraio 2022
Tra i tanti segnali di allarme che sistematicamente riceviamo dal nostro pianeta, esausto per i maltrattamenti a cui lo abbiamo sottoposto, uno, ignorato dai più, ci giunge dalle api, sentinelle preziose della qualità del nostro ambiente naturale, custodi della biodiversità attraverso il continuo lavoro di impollinazione.
Il malessere di questa specie si sta evidenziando da anni col progressivo decrescere anche nel nostro territorio della sua popolazione e con la diminuita capacità di produrre miele, a livello di ogni singola famiglia di api, stante la progressiva difficoltà di trovare piante e fiori adatti alla loro alimentazione. Molte le cause che vanno dalla progressiva cementificazione, all’uso indiscriminato di diserbanti e anticrittogamici nocivi e perché no ai trattamenti anti zanzare che si rivelano micidiali anche per questi preziosi insetti. Questa specie che si è conservata immutata per 4 milioni di anni, come attestano ritrovamenti archeologici, che l’uomo ha imparato a gestire per ricavarne il prezioso miele già all’epoca della civiltà egizia, dagli anni ‘90 vede dimezzato il numero di individui sul territorio lombardo e gli apicoltori sono stati ridotti ad operare in zone ristrette dei parchi, mentre si è rarefatta la presenza di piante e arbusti nettariferi come le robinie, i tigli, o i castagni indispensabili alla sopravvivenza delle api.
Di questi temi si è parlato mercoledì scorso in una conviviale del Rotary Cantù a cui hanno partecipato delegazioni del Rotary Lecco Manzoni, dei Lions del comasco, di numerosi giovani del liceo Fermi di Cantù e una larga rappresentanza di apicoltori riuniti nell’associazione degli “Apicoltori produttori della provincia di Como e Lecco” (500 soci con un patrimonio apistico di circa 7000 alveari, con api di specie italiana “ligustica” considerata particolarmente pregiata e domesticabile). Tutti d’accordo su un progetto di ripopolamento che prenderà l’avvio dall’individuazione di nuove aree dove impiantare essenze vegetali nettarifere per trasferirvi le nuove famiglie di api. Occorrerà ovviamente un’azione di sensibilizzazione dei Comuni per la concessione dei permessi e l’impegno di apicoltori esperti che dovranno gestire le arnie, anche trasferendole di stagione in stagione nelle zone dove le api possono trovare le fioriture più opportune per la loro alimentazione. Le api realizzano società molto complesse che prevedono diversi ruoli specializzati al loro interno e richiedono quindi, in chi gestisce l’apiario, competenze specifiche e una forte passione per progetti che sono necessariamente di lungo periodo. Va da sé che questa è anche un’opportunità da cogliere per sensibilizzare le nuove generazioni sui temi della sostenibilità delle nostre società avanzate che stanno perdendo la capacità di convivere con l’ambiente naturale.