22 Febbraio 2022
Leggere i racconti di Mario Rigoni Stern è un viaggio nelle nostre memorie più dolorose, ripercorrendo la vicenda umana di una generazione sacrificata, una testimonianza preziosa del nostro passato più tragico.
Nel centenario della nascita il Rotary Cantù ha voluto dedicare a questo grande italiano una serata condotta magistralmente dal prof. Mario Porro, del liceo Fermi di Como, appassionato studioso dello scrittore, che insieme a un attore ha dato vita ad alcune pagine suggestive delle sue memorie di guerra. E’ stata così riproposta la sua storia paradigmatica, iniziata con l’arruolamento come volontario ad appena 17 anni nel 1939 nel corpo degli alpini e la partecipazione alle sfortunate campagne di guerra contro la Francia, l’Albania, la Grecia e la Russia in un crescendo di disastrose conclusioni che ben ricordiamo.
Il potere di fascinazione dell’educazione di regime ricevuta e le illusioni giovanili di Rigoni cadranno proprio con la disfatta e la ritirata degli alpini dalla Russia. Erano rimasti abbandonati nella "sacca" sul fiume Don, privi di copertura aerea, di istruzioni da parte del loro comando e incalzati dai continui attacchi dell'esercito sovietico. Rigoni riuscì a ripiegare con ordine e ricondurre in patria i suoi uomini. Dirà in seguito che questo era stato l’unico vero atto eroico di cui andasse fiero. Rientrato in Italia dovette constatare che nessun giornale aveva riportato l’accaduto e che i reduci venivano quasi nascosti, per evitare che si sapesse della disastrosa campagna. Rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale e dovette subire la deportazione in Germania. Fu il suo personale riscatto e pagò per la totale disillusione sulla politica dei regimi nazi-fascisti e sulla guerra. La sua odissea si concluse solo nel 1945, allorché rientrò in Italia a piedi attraversando le Alpi, per raggiungere l’amatissimo Altopiano di Asiago. Con la sua prosa scarna, essenziale, iniziò allora la strada di scrittore, usando i suoi romanzi come veicolo delle sue memorie di guerra, per testimoniare agli altri l’esperienza personale e di tutta una generazione, travolta dalla vicenda bellica e dai falsi miti nazionalisti di una dittatura. Amiamo scoprire la sua modernità nella parabola della sua vita, oltreché nello stile asciutto e dolente, mai enfatico. Dopo il giovanile entusiasmo nell’adesione agli ideali del regime, subì il crollo di quel complesso di valori ma rimase legatissimo ai principi di amore e solidarietà espressi dalla sua terra e rifuggì da ogni estremismo politico, da ogni ideologia, nonostante fossero gli anni della guerra fredda. Ecco, anche in questo sta la sua attualità.